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palazzo abatellis carlo scarpa, foto di atlante architettura contemporanea

Carlo Scarpa e il percorso museale di Palazzo Abatellis

La Sicilia non viene solo ricordata per l’architettura barocca o i templi delle colonie greche. Questa regione ospita molte celebri opere contemporanee che parlano di storie nuove, portate da numerosi artisti e architetti che scelsero di narrare un nuovo racconto, un nuovo disegno in una terra già prospera. Un esempio è l’allestimento museale a Palazzo Abatellis a Palermo, opera di Carlo Scarpa. 

Palazzo Abatellis e il suo ampliamento

“Non esiste il passato, tutto è simultaneo nella nostra cultura; esiste solo il presente, nella rappresentazione che ci facciamo del passato, e nell’intuizione del futuro” con queste parole Gio Ponti nel 1957 sembra aver ispirato uno dei più mirabili interventi architettonici del suo collega, l’architetto Carlo Scarpa. 

Per il museo, aperto nel 1954 su richiesta dell’allora Soprintendente alle Gallerie della Sicilia Giorgio Vigni, ricevette l’incarico di allestirlo l’architetto Scarpa. Malgrado ne sia passato di tempo dal momento della sua apertura, parlando di Palazzo Abatellis resta valida la definizione di Italo Calvino riguardante i “classici” della letteratura, ovvero che come quei libri, anche il museo non “finirà mai quel che ha da dire”. 

Esso infatti è un episodio di committenza pubblica d’avanguardia che continua ad affascinare visitatori e studiosi per la costante capacità di creare relazioni sempre nuove tra l’aspetto architettonico, un palazzo in stile gotico catalano del 1490, e i capolavori d’arte esposti. Lo spazio del museo creato da Scarpa è un modo attraverso il quale si crea un dialogo tra momenti storici differenti, nel confronto tra i visitatori e le opere. 

Carlo disse che “per ottenere qualcosa bisognava inventare dei rapporti” e Palazzo Abatellis è uno scrigno in cui sono racchiuse corrispondenze, come un testo poetico. Il ritocco con cui il progettista ha messo mano all’edificio dopo che venne restaurato nel dopoguerra dai soprintendenti Mario Guiotto e Armando Dillon, si limitò a pochi interventi circoscritti che con la sua maestria riuscì a riconoscere i punti importanti e donare una vita nuova alla fabbrica. 

Studiando ogni elemento alla perfezione, l’architetto riuscì a creare un percorso museale spaziale che ad oggi è variato, non percependo più la continuità che Scarpa aveva ideato originariamente. Al termine della Sala dei Gagini, per esempio, Scarpa posizionò una scala per accedere alla rampa esterna senza dover nuovamente uscire nella corte d’ingresso. Ad oggi, la rampa esterna è stata chiusa e la rampa interna resa inagibile. 

Una volta fatto accesso all’area superiore, il museo ricomincia ad avere un filo ben preciso e ordinato che mantiene la coerenza fra le varie parti. Venne fatto un allargamento della galleria, con l’inserimento delle nuove ali, in cui si denotò un distaccamento tra l’opera del Maestro e le sue integrazioni. 

La sorte del percorso creato da Carlo Scarpa, che prevedeva un grande coinvolgimento da parte del fruitore degli spazi sempre attraverso un punto di vista nuovo, come per esempio la doppia visuale sul Trionfo della Morte, purtroppo non ebbe grande fortuna.

I disegni originari

Nei disegni originari degli arredi e dei supporti espositivi, Carlo Scarpa si rivelò molto raffinato e meticoloso nell’osservare la lunga tradizione mittel-europea di arti applicate e di una attenta produzione di piccola serie. 

Nei dettagli si addensano le attenzioni dell’esperto, come nelle gocce delle saldature dei ferri incrociati, dove la materia è stata piegata al disegno non per semplice ornamento. Scarpa dibatte tra la sapiente manualità tecnica e l’astrazione intorno alla forma, disponendo ciò che è perfettamente in suo possesso secondo le icone di un’idea pre-vista. 

Come raggiungere Palazzo Abatellis

Il palazzo è raggiungibile sia attraverso bus che treni. I biglietti sono molto accessibili perché variano dall’euro, per chi è residente, agli 8 euro per i residenti, lasciando gratuito l’ingresso ai minorenni o a chi ha più di 65 anni.

 

Giulia Nari

 

foto in apertura: Atlante Architettura Contemporanea

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