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Sicily in Jazz: orchestra di suggestioni

Un susseguirsi di concerti, produzioni in esclusiva europea, progetti inediti, masterclass, interpretati da dita, fiato e voce di jazzisti internazionali e nazionali. Maestri e giovani talenti esordienti. A Palermo, dal 28 giugno al 5 luglio, per dodici giorni si è potuto vivere il Sicilia Jazz Festival. Una composizione a più mani scritta da Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo, Comune di Palermo, Fondazione The Brass Group e dai Conservatori del territorio regionale. Accompagna la Original Jazz Orchestra. Dirige Luca Luzzu. Scenografia il cuore di Palermo, un vasto palco che ha abbracciato il complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo, Steri, il Real Teatro di Santa Cecilia, avvolto strade e vicoli a suon di Marching Jazz Street Band, fino al Teatro di Verdura. Qui, dove tutto ebbe inizio. 

In Sicilia il jazz è una vecchia storia

Era il 1909 e in una New Orleans bianca e nera, che contava trecentomila siciliani, Nick La Rocca, figlio di un ciabattino di Salaparuta, fonda la Original Dixieland Jazz Band, prima orchestra jazz al mondo, per poi incidere Livery Stable Blues, il primo disco jazz della storia.

Inizia in questa New Orleans afro-siciliana il legame del jazz alla Sicilia, perché “al tempo neri e siciliani stavano sempre insieme”. E continua con il progetto pionieristico e coraggioso di Ignazio Garsia, grande pianista palermitano, jazzista ancor prima che uomo. 

In uno scantinato di via Duca della Verdura a Palermo fonda cinquant’anni fa la The Brass Band, primo impianto dell’odierna Original Jazz Orchestra, oggi Fondazione. Maestro dei più bravi jazzisti siciliani, si è caparbiamente speso per un’orchestra stabile ma libera, libera come il jazz. Difficile pensare oggi al Festival senza il suo contributo.

Musica meticcia per una Palermo melting pot di culture

Il jazz è ‘la musica più meticcia e ibrida che esista’, per dirla alla Bollani. 

Il jazz è libero, intenso, impuro, istintivo, improvvisa, ha vissuto per strada accompagnando la vita di quartiere. Così, tra i vicoli della città, dove il tempo scorre a rilento, in salotti improvvisati a ridosso delle abitazioni, le chiacchiere e il vociare di giocatori di briscola e comari intente al ricamo, richiama il fraseggio di un’estemporanea jam session

Le abbanniate nei mercati di Vucciria e Ballarò risuonano viscerali come struggenti assoli di tromba, mentre la densa nebbia delle stigghiola evoca volute di fumo di un jazz club. 

Jazz è una porta aperta, un braccio teso, si nutre di incontri, dialogo, contaminazione. Nei 110 concerti dei 12 giorni del Sicilia Jazz Festival da poco trascorso il genere musicale più contaminato che ci sia è stata colonna sonora di una Palermo che alla contaminazione deve gran parte del suo fascino. Qui riti e usanze ancestrali si intrecciano con una raffinatezza monumentale, profumi pungenti e speziati si mescolano alla dolcezza dei gelsi, facciate scartavetrate di angoli popolani convivono con raffinati mosaici bizantini.

Jazz e Palermo – un gioco tra le parti

Dal 2011 il jazz è Patrimonio Immateriale Unesco in quanto ‘strumento di sviluppo e crescita del dialogo interculturale volto alla tolleranza e alla comprensione reciproca’. Nel 2019 Palermo è stata ammessa all’Eccar, rete europea dell’Unesco che riunisce le città antirazzismo. Ma Palermo e il jazz sono molto più che inclusione. Il jazz lo chiama interplay, che è oltre il suonare insieme. È ascoltare e interagire all’istante, in esecuzione. Si deborda dalla partitura, si colgono suggerimenti impliciti nei suoni degli altri e dall’improvvisazione del singolo, persino dall’errore, partono divagazioni che rendono ogni esecuzione diversa e unica. Il contributo di ciascun interprete è irripetibile e essenziale alla performance, che domani non sarà più la stessa. Un gioco tra le parti dove a vincere è la musica. 

In questo gioco del jazz è bello vedere Palermo, la quotidianità dei suoi rioni arabi, fenici, normanni, spagnoli, ebrei, pregni del folklore scritto nella loro storia, interagire e confluire in piazza Villena, il Teatro del Sole, dove ogni loro unicità va in scena con un ruolo indispensabile all’identità della città. Un gioco tra culture dove a vincere è la fratellanza.

Nella natura estemporanea del jazz emerge il cuore storico di Palermo, nel suo vivere sciolto, quasi anarchico, imprevedibile quanto un brano di Bill Evans

In cartellone al Sicilia Jazz Festival

La seconda edizione del SJF ha esordito il 28 giugno con i concerti della stella internazionale olandese Trijntije Osterhuis e la jazz Orchestra Concertgebouw a Palazzo Chiaromonte Steri e di Paolo Fresu al Teatro di Verdura. Si è conclusa in bellezza il 5 luglio con il fenomeno musicale del nuovo millennio, gli Snarky Puppy, vincitori di vari Grammy Awards.

Altri nomi in cartellone: Raphael Gualazzi, Sarah Jane Morris, Max Gazzé, New York Voices, Fay Claassen, Tom Seals, Ivan Lins & Jane Monhait, Simona Molinari, il Grammy Award Christian McBride, senza dimenticare la voce intensa di Dianne Reeves.

A rendere speciale il Sicilia Jazz Festival, lo spazio riservato agli esordienti, studenti dei Conservatori di Stato e le esibizioni dei jazzisti siciliani, tra questi Gianni Gebbia, Rita Collura, Alessandra Bertolino, Francesco Nicolosi, le Cordepazze, il Jazz Out Project Trio e tanti altri ancora.

Perché in Magna Sicilia si parla di jazz?

Noi di Magna Sicilia crediamo profondamente nel turismo che procede lento, osserva, per ‘sentire gli odori delle cose e catturarne l’anima’, consapevoli che la bellezza di un luogo resti negli occhi per giorni, la sua essenza per la vita. Così, per serendipità, ci siamo imbattuti nelle suggestioni del jazz, a leggere uno spartito che deborda la bellezza del patrimonio materiale di Palermo, per restituirvi un po’ di quel bene immateriale che è l’anima della città.

Se non sei ancora stato in Sicilia, se ci sei già stato ma hai scoperto che c’era tanto di più, se ami il jazz, se non lo ami ma sei in Sicilia e quasi quasi fai un salto, Palermo è già sull’organizzazione dell’edizione 2023.

 

di Stefania Capassi

 

Comments

  • Diego Capassi
    Luglio 14, 2022

    Molto interessante.
    Fa venire voglia di andarci.

  • Martino
    Agosto 6, 2022

    Bell’articolo.

  • Davide
    Agosto 8, 2022

    Articolo davvero interessante!

  • Davide
    Agosto 26, 2022

    Articolo veramente interessante

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