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recupero di camparia a favignana

Il recupero di Camparìa, da tonnara a percorso emozionale

A Favignana, gioiello delle isole Egadi, incastonata tra i pendii e il mare riposa la vecchia tonnara. Un tempo preziosa fonte di sopravvivenza per gli abitanti, oggi è simbolo di un’illuminata famiglia di imprenditori e dell’isola tutta. Dalle antiche glorie commerciali dei Florio al progetto di riqualificazione conservativa che si chiuderà nel 2024, frughiamo nella storia di un gigante di 32000 metri quadrati, che da teatro di mattanza si fa percorso emozionale a vocazione turistica.

Camparìa cuore di Favignana, ora come allora

La tonnara di Favignana racconta una storia di pesca e di vita lunga 160 anni. Nella Camparìa, i vecchi magazzini, si custodivano barche, ancore, reti e arnesi per la caccia grossa, si conservava per la prima volta il tonno sott’olio, si consumavano giornate dove tutto ruotava intorno alla mattanza.

Camparìa, perché la tonnara dava da ‘campare’ a tutta l’isola. Ai pescatori, impegnati alla mattanza in estate e alla manutenzione delle ‘muciare’, le tradizionali imbarcazioni, in inverno. Alle donne, intente al rammendo delle reti. E poi a falegnami, manovali, fabbri. Gli uomini vi entravano da bambini e ne uscivano anziani. Una ‘camera di morte’ che sfamava l’intera isola e che oggi si riappropria della sua vitalità grazie ad un importante progetto di recupero conservativo, rispettoso delle tecniche edilizie tradizionali e attento al patrimonio culturale locale.

Camparìa è un complesso architettonico di fabbricati alternati a spazi aperti, cuore della più grande officina ittica del Mediterraneo, situata su una delle principali rotte migratorie del tonno rosso. Qui il corso dei pesci in amore veniva deviato per sempre, per diventare prima cibo, poi merce di un’imprenditoria lungimirante. Gli ampi e alti spazi della Camparìa consentivano ai tonnaroti al lavoro un ricircolo d’aria ottimale anche in estati torride, si potevano stendere le reti lunghe chilometri e trasportare le muciare verso la zona di rimessaggio agilmente.

Oggi questi vasti spazi sono un esempio di archeologia industriale di chiara suggestione. Un impianto a tre navate, quasi una cattedrale gotica, dove la luce si insinua e svetta tra le volte, per poi svelare sceniche atmosfere notturne dal fascino museale. Attraversando navate e colonne, le pareti in bianca pietra arenaria, essenza stessa del territorio, restituiscono conchiglie e fossili, testimoni di un antico vissuto.

Inizia qui un percorso emozionale che racconta la storia di Favignana e della sua tonnara, legate in maniera indissolubile,  uno spazio-museo aperto dallo scorso giugno e in continua espansione. Ai ritrovamenti in mostra, tra anfore e reperti d’età preistorica, una statua acefala e la Fiasca del Pellegrino, si intrecciano suggestive installazioni olografiche dedicate alla ricostruzione della camera della morte e al racconto appassionato delle esperienze in tonnara. 

Camparìa è un progetto radicato nella memoria del luogo e con un’anima contemporanea. Così tra scene di lavorazione del tonno, antiche scatole di latta allestite nella ‘stanza dell’olio’, le 24 caldaie dove il tonno veniva tranciato e messo ad asciugare, fa capolino una mostra permanente dei maggiori fotografi Magnum. Il percorso dedicato alle vicende dell’isola e dei Florio continua nella Bottega, tra i volumi della prima libreria dell’isola, nelle ceramiche, nei tessuti, nei manufatti in vimini di creativi locali, nella piccola cosmesi all’olio d’oliva di Favignana. 

Una poltrona in prima fila 

Oltre il cortile, tra vecchie ancore che fissavano le reti della mattanza, le imponenti navate del magazzino sconfinano in una spettacolare terrazza a sfioro sul mare dalla vista mozzafiato. Lo sguardo si perde tra mare e cielo, incontra bouganville color magenta e case bianchissime immerse nella macchia mediterranea. Sulle ceneri della zona di rimessaggio sorge un magnifico salotto a pelo d’acqua, raggiungibile via terra o via mare attraccando in banchina. Un raffinato lounge bar puntellato di vele, tra pareti in tufo e calce viva, arredi forgiati con maestose assi di legno lavorate dal tempo e antiche catene marinare consunte dalla salsedine, sedute in corda, tessuti in fibra grezza, colori ispirati a terra, sabbia e mare, e ancora lanterne in salice intrecciato, lampade di carta riciclata a mo’ di vecchie nasse, radici e coralli.

Uno spazio raffinato, vagamente shabby, nato dal recupero di pezzi abbandonati della Camparìa. Qui la prua del vecchio Buonagurio o l’olivastro selvatico cresciuto spontaneamente diventano vere e proprie quinte sceniche. Materiali isolani, rispetto dell’anima e delle tradizioni del luogo, valorizzazione degli antichi saperi e attenzione alla sostenibilità, nei materiali e nella selezione di chi crea e produce. Il lounge offre il meglio della tradizione gastronomica locale, dalla colazione, healthy o salata, a pranzi leggeri a base di insalate, crudi di pesce, cous cous sgranato a mano, spezie appena raccolte, all’aperitivo a suon di musica, alla cena e al dopocena.

La giornata in Camparìa inizia di buon’ora, proprio come una volta, e si anima fino a sera di un brulichio vitale, quello delle voci di laboriosi tonnaroti un tempo, oggi di maestranze locali, artisti emergenti, delle persone che qui tornano a incontrarsi attraverso cultura e amore per il territorio. A 20 minuti dalla Sicilia, questa terrazza offre una poltrona in prima fila sul cielo di Favignana. Sugli azzurri tersi delle sue giornate mediterranee e sull’arancio denso dei suoi tramonti, che all’orizzonte vira al viola e si stria di zafferano, fino a che il sole non si concede più e il mare si spegne.

Tra i vasceddi delle trizzane e Nido Pellegrino

Vero e proprio capolavoro architettonico, le trizzane sono una maestosa struttura di archi a sesto acuto alti 13 metri. Da soli valgono una passeggiata, tra antichi vasceddi ormai a riposo, inermi e nostalgici delle passate imprese. Dal 2023 le trizzane diventeranno luogo di aggregazione e centro di attività culturale con eventi, performance artistiche e musicali, esposizioni temporanee, letture. Lo spirito di reciproco aiuto e scambio, qualità imprescindibile alla vita in tonnara, rivivrà ancora grazie ad un nutrito programma di collaborazioni internazionali. A completare l’ambizioso progetto sarà la riqualificazione di Nido Pellegrino, un tempo complesso militare, dalla primavera 2024 resort. Una ventina di camere, una SPA e un parco bioemozionale dedicato a flora e fauna locale, disegnano itinerari e scenari in zone meno battute ma identitarie dell’isola, per tuffarsi nel fascino dell’entroterra di Favignana. 

La barca di Donna Franca

I Florio, proprietari delle Eolie e di Favignana, furono artefici indiscussi della ricchezza del posto tra ‘800 e’900.  Illuminati, lungimiranti, nella tonnara impiegavano più di 200 uomini e lavoravano più di 10.000 tonni all’anno con tecniche all’avanguardie per l’epoca. A Donna Franca Florio, rifugiatasi nell’isola dopo la tragica perdita dei figli, piaceva recarsi personalmente a seguire la mattanza. Era l’unica a poter andare nella camera della morte, oltre al rais. La sua lancia, opera di 7 metri e 20 di un mastro d’ascia inglese, finemente recuperata, farà ritorno a casa, in Camparìa, e le ruoterà intorno un denso programma culturale: concerti per arpa, presentazioni di libri, esposizioni dedicate alle eccellenze del territorio, come il Marsala e le sue botti dell’800, gioiello di enologia. 

Un progetto slow

Il recupero della tonnara di Favignana si inserisce perfettamente nel territorio, in unisono per stile, sapore, profumi, coerente con quel vivere lento proprio della vita isolana. Visitare la tonnara non è solo ripercorrere una storia di pesca. Piuttosto, è partecipare a un progetto rispettoso della memoria del luogo, a un racconto in lingua sicula, fatto di cultura, sapori genuini, saperi antichi, relazione profonda con il territorio. Un’esperienza autentica, tutta siciliana, come quelle che piacciono a noi di Magna Sicilia. 

 

di Stefania Capassi

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