Vini dell’Etna, fra storia e degustazioni
Rinomati in tutto il mondo e vincitori di premi a livello mondiale, i vini dell’Etna attirano sommelier da America ed Asia. Oggi scopriamo come sia nata la loro Denominazione di Origine Controllata e come degustarli proprio ai piedi del vulcano.
I Vini dell’Etna ieri
I vini dell’Etna hanno una storia antichissima. Secondo alcune testimonianze furono i greci a portare la vite nella Sicilia Orientale nel ‘700 a.C. Altre fonti invece sostengono che la pianta si trovasse sull’Isola ancor prima del loro arrivo. Una cosa è certa, colonizzando la Trinacria, la popolazione ellenica introdusse la viticoltura con la potatura e la selezione varietale.
Nel 1596 venne pubblicato “De naturali vinorum historia”. Qui, furono elencati i migliori vini d’Italia tra cui spiccarono anche quelli nati dalle viti etnee, resi unici dalle colate laviche.
I terreni fertili, a volte ghiaiosi, altre sabbiosi o ciottolosi, già a quel tempo diversificavano le varie coltivazioni presenti alle pendici di Mongibello. Per questo le produzioni vitivinicole, dal versante sud al nord del vulcano, erano l’una diversa dall’altra. Anche le temperature influivano, con le grandi escursioni termiche di 25/30 gradi tra il giorno e la notte.
Nacque così uno dei paesaggi agricoli più antichi e ricchi dell’Isola. Intorno al 700’ la Contea di Mascali, al tempo composta da Mascali, Riposto, Giarre, Milo, Sant’Alfio e Santa Venerina, produceva vini molto pregiati. La loro prestigiosità aumentò nel secolo successivo dando un’enorme spinta alla commercializzazione. Proprio il porto di Riposto fu il primo polo di esportazione del vino etneo.
Successivamente, data l’esponenziale crescita del settore, nacquero nuove aziende e cantine. Verso la fine dell’800 Catania era la provincia più vitata della Sicilia con ben 90.000 ettari di vigneti.
Il disastro della Filossera
Chiamato anche il “flagello del vino”, la Fillossera è un insetto americano che agli inizi del 900’ distrusse quasi 40 mila ettari nel catanese. Si provò a sostituire le viti già presenti con piante americane immuni al virus, ma non funzionò. Per la viticoltura etnea fu una vera e propria disgrazia. Un patrimonio in netto sviluppo stroncato da un male irreparabile.
I vini dell’Etna oggi
Riprendersi dal “flagello del vino” fu un’impresa ardua. Ancora oggi si piangono migliaia di metri quadri di terreno andati perduti. La situazione si risanò solo nel 1968, quando nacque la prima Denominazione di Origine Controllata della Sicilia, ai piedi del vulcano. Proprio in quell’anno si iniziò a parlare nuovamente della qualità dei vini etnei, denominati dal quel momento come Etna Doc.
Nel 1994 nacque il Consorzio di tutela per il territorio e le aziende vitivinicole etnee. Quest’ultimo fece crescere il brand siculo e gli permise di diffondersi in Italia e all’estero, rendendolo famoso e ricercatissimo. Ciò soprattutto dopo il 18 febbraio 2018, con il riconoscimento “erga omnes” per il Consorzio catanese.
A rendere prestigiosa la nostra Doc sono le uve autoctone che il territorio siculo offre. Parliamo proprio del Carricante, vitigno bianco dalle molteplici sfaccettature, e del Nerello Mascalese, rosso elegante e delicato. Varietà che, oltre a dare vita ai migliori vini siciliani, permette di ricavare l’unico spumante al mondo con uve locali e non francesi!
Dove degustare un vino Etna Doc: Vini Gambino a Linguaglossa
La diffusione dei vini etnei è sicuramente dovuta anche alle numerose degustazioni enogastronomiche proposte dalle 150 cantine catanesi. I turisti arrivano in Sicilia proprio per inebriarsi dei pregiati prodotti locali.
Tra le tante aziende spicca Vini Gambino, un’impresa familiare nata nel 1978. Vittorio Raciti e Maria Gambino acquistarono i terreni nei dintorni di Linguaglossa per coltivare le rinomate viti locali.
Intorno agli anni 90’, l’attività crebbe e con i suoi 8 ettari di terreno divenne una delle proprietà terrazzate più belle dell’Etna. Fino al 2002, quando i figli di Vittorio e Maria, attraverso l’inserimento di tecniche di produzione moderne e focalizzandosi sull’enoturismo, diedero vita alle Cantine Gambino. Ancora oggi l’azienda è in costante evoluzione per garantire un’ottima esperienza ai visitatori e consumatori.
Volgendo un occhio di riguardo verso la lavorazione dei Vini Gambino, emergono alcuni elementi importanti. Vengono adottati serbatoi in acciaio inox e un tecnica di affinamento a temperatura controllata. Le cantine, poste a 11 metri sottoterra, permettono di regolare naturalmente le temperature. Inoltre, quest’ultime ospitano preziose botti in legno, riducendo i solfiti e aumentando la qualità.
Infine, non vengono assolutamente usati insetticidi e l’impresa è attenta alla sostenibilità ambientale, lavorando a bassissime emissioni di CO2.
Cosa propone la famiglia Gambino?
Con una tenuta di 25 ettari e numerose premiazioni ricevute, oggi propongono ben due degustazioni assolutamente da non perdere: la Only Wine e la Wine Tasting Full.
A guidare nel viaggio sensoriale, oltre al cordiale staff, vi è la sommelier Federica. Da sette anni accoglie i turisti e li accompagna in un tour completo, introducendo la storia dell’azienda e le numerose curiosità sui prodotti.
Per degustare i prestigiosi Vini Gambino come il Tifeo Bianco, il Petto Dragone o il Duvanera (lista Vini Gambino) non resta che prenotare l’esperienza e lasciarsi trasportare dagli autentici sapori che l’azienda propone.
Luca Russo