La storia dei pupi siciliani: alla scoperta dell’antica tradizione delle marionette
L’opera dei pupi è una delle più famose espressioni della cultura popolare della Sicilia. Ma cosa sono i pupi? Il nome deriva dal latino pupus, bambinello, ed è usato per indicare le marionette tipiche del teatro siciliano.
L’usanza li vede protagonisti di spettacoli che si ispirano al tema cavalleresco e alla tradizione orale dei menestrelli. Ma quali sono le storie che sono state rappresentate più spesso nei pupi siciliani? I personaggi e i racconti del noto spettacolo incarnano lo spirito eroico tipico delle Chanson de geste medievali e dei poemi epici dell’Ariosto e del Tasso quali l’Orlando furioso e la Gerusalemme liberata. Ma uno dei temi più rappresentati è il ciclo carolingio con protagonista Carlo Magno e i suoi paladini in lotta contro i saraceni, minaccia per la cristianità.
Sicuramente la curiosità porta a chiedersi come sono nati i pupi siciliani. Per rispondere a questa domanda, è necessario fare una distinzione tra burattino, marionetta e pupo. Il burattino è animato dal basso tramite le dita della mano o un’asta di legno, mentre la marionetta è manovrata dall’alto esclusivamente attraverso fili. I pupi, invece, si distinguono in quanto, pur essendo manovrati dall’alto, al posto dei fili presentano un’asta metallica all’interno della testa e per muovere il braccio destro. Così facendo, l’ignoto inventore di questi accorgimenti tecnici ha fatto in modo che i movimenti fossero più decisi e rapidi, adatti per le scene di combattimento tipiche delle battaglie portate in scena.
Proclamata dall’Unesco Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità nel 2021, l’opera dei pupi è sicuramente una delle tradizioni della Sicilia che da secoli affascina grandi e bambini e di cui vogliamo assolutamente raccontarvi.
L’origine dell’opera dei pupi
Sapere quando è nata l’opera dei pupi è determinante per capire le tematiche trattate durante gli spettacoli delle famose marionette siciliane.
Considera che in Sicilia già esistevano spettacoli con i pupi in paggio (senza armatura) utilizzati per raccontare le farse, genere teatrale dall’esasperato carattere comico, quasi grottesco. A partire dall’Ottocento, complice l’interesse romantico nei confronti del Medioevo, l‘usanza di mettere in scena episodi dell’epica cavalleresca di stampo franco-normanna si diffonde, soppiantando tutti gli altri generi. I pupi siciliani, quindi, si sono rivestiti di armature di forgia cinquecentesca impersonando i paladini di Francia e presentandosi come portatori di valori morali nella lotta tra civiltà europea e islamica di cui la Sicilia stessa è stata teatro.
Capire quali siano le marionette più popolari nei pupi è molto semplice in quanto i personaggi presentano caratteristiche iconografiche ben definite. Ci sono pupi senza e con armatura sia maschi che femmine, come ad esempio Angelica o Carlo Magno. La corazza rispecchia la moda romantica ottocentesca e in base alla forgia e, in generale, all’abbigliamento si distinguono:
- i cristiani con volti gentili, gonnellino, mantello ed emblemi del casato, così da distinguerli e renderli riconoscibili al pubblico durante le rappresentazioni;
- i saraceni con tratti del viso più marcati, pantaloni, turbante e decorazioni di mezze lune e stelle sulle armi;
- le donne con seni prosperosi;
- i magonzesi, traditori cristiani riconoscibili dagli abiti neri e dalle insegne con simboli macabri sulle armature.
Come accade spesso nella cultura siciliana, però, l’opera dei pupi ha visto nascere nel tempo due tradizioni distinte, quella catanese e quella palermitana. Scopriamole assieme!
La storia dei pupi siciliani nella tradizione catanese
A Catania l’Opra dei pupi è nata grazie a don Gaetano Crimi che nel 1835 ha aperto il primo teatro nella città. Dal 1921 ad oggi, la tradizione è portata avanti dai Fratelli Napoli e adattata alle esigenze di un pubblico ormai sempre più condizionato dalla tecnologia.
Dalla città, gli spettacoli coi pupi si sono diffusi in tutta la Sicilia Orientale, in particolare nelle province di Catania, Messina e Siracusa. Qui e ad Acireale, inoltre, si attestano ulteriori varianti stilistiche che vedono una ridotta dimensione della struttura dei personaggi, l’asta di metallo del braccio destro più lungo e uncinato e i parlatori dare voce a personaggi maschili e femminili.
I pupi catanesi, quindi, presentano caratteristiche specifiche come:
- uno scheletro imbottito per renderli più pesanti;
- un peso di 30 chili;
- un’altezza media tra i 110 e i 130 centimetri;
I guerrieri impugnano sempre la spada in assenza di un filo che faccia da collegamento tra l’arma e il fodero, mentre le gambe non sono articolate in quanto più adatte a sostenere il peso della marionetta.
Il palcoscenico è più largo a discapito della profondità e i manianti (manovratori) vi operano da un ponte rialzato posto dietro il fondale. Le voci dei parraturi (parlatori) variano di timbro in base al personaggio maschile mentre le donne danno voce ai personaggi femminili. Loro fanno anche da regia impartendo i comandi sulla base di un canovaccio.
I pupi siciliani nella tradizione palermitana
A Palermo, invece, la tradizione dei pupi siciliani è portata avanti dall’Associazione Mimmo Cuticchio che dagli anni Settanta opera con spettacoli tratti da diversi repertori oltre a quelli classici.
A differenza dei catanesi, i pupi palermitani presentano peso e dimensioni ridotte (tra i 5 e i 10 chili per 90 cm di altezza). Le gambe sono articolate così da facilitare il gesto di estrazione della spada dal fodero. Il puparo generalmente si pone a sinistra del palcoscenico, dietro le quinte, dando voce ai personaggi sia maschili che femminili. Quindi il palco è più profondo a discapito della larghezza.
Stessa meccanica figurativa è evidente anche nell’opera dei pupi diffusasi in Calabria, Puglia e Campania. A Napoli, in particolare, oltre a storie tratte dal ciclo carolingio e dei paladini di Carlo Magno, vengono rappresentate storie storico-romanzesche tipiche del folklore napoletano.
Rappresentanti di uno degli aspetti culturali più caratteristici dell’isola, ai pupi siciliani oggi è dedicato uno spazio museale davvero particolare: il Museo etnografico “Giuseppe Pitrè”. Situato a Palermo, qui è ospitata una ricca collezione costituita da circa 4000 oggetti e sicuramente degne di nota sono proprio le bellissime marionette siciliane.
Annapasqua Logrieco