La festa dei morti: un incontro tra due mondi
Il 2 novembre è, per tradizione, il giorno in cui il mondo dei vivi si fonde con quello dei morti, in un’atmosfera magica fatta di emozione, dolore, nostalgia e bei ricordi per le persone che ci sono state. Ma anche di legami indissolubili tra passato, presente e futuro. Le leggende e le usanze connesse a questa giornata particolare sono numerose, tanto in Sicilia quanto nel resto dell’Italia e del mondo.
Un giorno per ricordare
Il 2 novembre è il giorno in cui, da tradizione, il confine netto che separa il nostro mondo da quello dei defunti si fa più sottile e ci permette di avvicinarci, con un pensiero, a chi non c’è più.
La Festa dei Morti è una data importante proprio perché è strettamente legata a un tema che, da sempre, spaventa e provoca dolore nell’animo umano, quello della morte. In effetti, festeggiare i defunti permette all’uomo sia di superare e accettare più facilmente la perdita di persone care, sia di mantenere una sorta di continuità con i propri antenati, ricordandoli e mantenendoli vivi nella propria memoria. Non stupisce quindi che questa giornata sia così sentita, tanto in Italia quanto all’estero.
Una festa che arriva da lontano
Se volessimo collocare temporalmente l’inizio delle celebrazioni ai defunti, dovremmo fare un salto indietro di circa 1.024 anni, fino ad arrivare quindi nel 998 d.C. Secondo la leggenda, infatti, Sant’Odilone, abate dell’abbazia di Cluny (la più importante abbazia benedettina del mondo occidentale nell’epoca medievale), durante un viaggio verso la Terra Santa, perse i sensi in una terribile tempesta in prossimità dei mari della Sicilia.
Venne soccorso da un eremita che lo portò in salvo su una piccola isola e che, al suo risveglio, gli spiegò la tempesta era stata causata dalle anime di defunti del Purgatorio, sospese tra terra e cielo. L’abate, quindi, scelse poi di celebrare queste anime in prossimità della festa di Tutti i Santi del 1° novembre.
C’è poi, come sempre, una seconda versione della storia, che associa la festa dei Morti al capodanno celtico. Nell’anno celtico, infatti, il 31 ottobre era il Samhain, l’ultimo giorno dell’anno pastorale e il 1° novembre il primo giorno d’inverno. La notte tra le due date era così lunga rispetto al giorno da permettere al principe delle tenebre di richiamare nel proprio mondo tutti gli spiriti.
Le tradizioni siciliane
Nella notte tra il 1° e il 2 di novembre, i defunti fanno visita nelle case dei propri parenti e lasciano regali e dolciumi per rendere meno triste la celebrazione e creare un’atmosfera piuttosto magica.
In particolare, lasciano dolci quali i pupi di zucchero, statuette raffiguranti figure maschili e femminili; i tetù (o catalani), dolci morbidi ricoperti di glassa di zucchero e cacao. E poi, la frutta Martorana, fruttini colorati a base di mandorle e zucchero creati dalle monache per decorare l’omonimo monastero prima della visita di un vescovo o un re (protagonisti di vere e proprie cacce al tesoro organizzate per l’occasione).
In altre zone dell’isola, poi, c’è l’usanza di preparare una vera e propria cena per il defunto prima di andare a dormire, così da placare la sua anima durante il passaggio al mondo dei vivi.
La festa dei Morti, dunque, è una ricorrenza importante che permette all’uomo di affrontare, superare ed accettare un evento traumatico come la morte grazie a rituali, storie e tradizioni, e gli consente, al tempo stesso, di mantenere viva la memoria, costruendo un forte legame tra passato, presente e futuro.
di Beatrice Saura