Stromboli, le tracce del fuoco
Custodi di venti, di leggende e fonti inesauribili di bellezza, le Eolie rimangono una realtà in evoluzione costante. Dimore di una natura incontaminata e di un modo di vivere che fa della contemplazione dei luoghi il suo elemento cardine. La seguente rubrica non ha nessun scopo esplicativo in senso stretto; si pone l’obiettivo di far viaggiare coloro che leggeranno non solo nello spazio, ma principalmente nell’anima di questi luoghi sospesi, tra mare e cielo.
Un cono nero partorito dalle acque del mare, che sputa fuoco e lava. Così sembra quando la si vede da lontano in tutta la sua interezza. È Stromboli, una delle “sette sorelle” delle Isole Eolie, la più a Nord della Sicilia e forse anche una delle più defilate.
Eccola: i contorni netti, la forma semplice e sbozzata, i fianchi neri, gli sbuffi di fumo – quelli che Eolo interpretava con attenzione come un lettore di fondi di caffé – e quelli di fuoco, rossi e crepitanti. È evidente che l’isola è fortemente segnata dalla potenza del magma che ribolle e dalla sabbia scura e cocente, dall’aria che ti attanaglia e che gestisce implacabile le budella e gli umori, dai boati che spesso riempiono l’aria stordendo. Ma è anche solare e profumata, soprattutto certe volte la notte in angoli bui che ti inebriano, è polposa di fichi e asparagi selvatici, è luminosa e, come arsa d’estate, tanto umida in dei giorni d’inverno da essere bagnata se solo la sfiori.
I suoi boati, unitamente alle sue eruzioni, giochi pirotecnici naturali, dal calar della sera , stupiscono e inquietano chi sbarca per la prima volta nell’isola nera, meta prediletta di chi sa rispettare e apprezzare l’anima riservata e selvaggia del luogo.
“Non c’è altro?” esclama una quasi incredula Ingrid Bergman nel capolavoro diretto da Roberto Rossellini “Stromboli (Terra di Dio)”, appena salpata sull’isola che durante il corso della pellicola sarà definita dalla stessa protagonista come “maledetta”.
Discostiamo per un momento dal contesto sociologico degli anni cinquanta e dalla narrazione cinematografica; l’immagine dell’isola, così dannatamente legata agli elementi, potrebbe far risuonare un profondo senso di dannazione, a tratti eterno, a tratti effimero e aleatorio.
È tutto questo che le dà il potere che esercita su chi vi approda con un animo capace di coglierne almeno un po’. Perché anche a Stromboli – incredibile a dirsi data l’invadenza della sua personalità – succede di non essere capita. O meglio di essere fraintesa. Perché qui le cose accadono sotto il volere (e il controllo) della “muntagna”.
Succede di ritrovarsi a correre a piedi nudi sui ciottoli vulcanici, sulle sue spiagge di un nero intenso, in netto contrasto con il blu lapislazzulo del mare.
Succede di sedersi sul molo vecchio, leggermente dissestato, al tramonto e guardare come tutto diventa rosa e poi blu scuro, e poi nero e punteggiato di luci.
Succede di rimanere in contemplazione del Vulcano, così temuto, amato e ammirato.
Una delle poche montagne in grado di generare un forte aspetto cultuale a chi vi si trova dinanzi, consapevoli che è proprio qui dove tutto inizia e finisce.
di Giacomo Gandola
Il viaggio nelle Eolie, accompagnati da Giacomo Gandola, ci ha portato anche alla scoperta di altre isole, non perdertele: Alicudi, Vulcano, Filicudi, Panarea, Salina.
E se non vedi l’ora ti visitarle, prenota il tuo tour con Charter Eolie, cliccando qui.