Lipari. In principio, tra mare e vento
Custodi di venti, di leggende e fonti inesauribili di bellezza, le Eolie rimangono una realtà in evoluzione costante. Dimore di una natura incontaminata e di un modo di vivere che fa della contemplazione dei luoghi il suo elemento cardine. La seguente rubrica non ha nessun scopo esplicativo in senso stretto; si pone l’obiettivo di far viaggiare coloro che leggeranno non solo nello spazio, ma principalmente nell’anima di questi luoghi sospesi, tra mare e cielo.
È iniziato così questo viaggio, tra mare e vento.
Tra anima e mente, su quella barca che ogni giorno tutti porta via. E durante questa parentesi, ho scritto. Di posti lontani, di luoghi onirici e di sogni latenti. In cui, inconsapevolmente, quella parte rimossa, è divenuta base di un racconto che parla di autoriflessione. Perché io in queste acque, che variano dal color smeraldo al blu cobalto, mi sono ritrovato, tra infiniti silenzi e momenti sospesi. Ho sempre scisso in questo modo questi attimi, credo per non dargli durata.
“Quanto potrà mai durare? Eppure non sono che un paio di secondi (nella versione più spinta, per così dire), ma un paio di secondi in cui manca tutto nel più pieno dei modi, nel più invadente e violento dei modi, in cui tutto è nello stesso tempo, o meglio nello stesso non-tempo. Il tempo passa; talvolta no.”
Ed è proprio così che le Eolie, nel loro insieme, raccontano la propria natura. Addormentate e vive al contempo, sono le fucine della terra, dove gli elementi vengono fusi e forgiati; dove, inaspettatamente, nascono i colori. Intensi e primitivi, ci sono tutti, compreso il bianco e il nero. Il silenzio li rende protagonisti.
Lipari è la più grande dell’arcipelago, e la prima che si è popolata più di cinquemila anni fa, nonostante la più antica da un punto di vista geologico sia Panarea. Secondo numerose impronte, i primi abitanti di Lipari provenivano dalla vicina Sicilia e osarono sfidare la furia dei venti del Tirreno, attratti dall’ossidiana e dalla pietra pomice, principale ricchezza dell’Isola durante millenni.
Per l’episodio “Colloquio con la madre” del film “Kaos”, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani situano il drammaturgo Luigi Pirandello di ritorno alla sua terra natale, nel Meridione. Camminando per le stanze vuote della casa, Pirandello ricorda una storia che gli raccontava la madre: un viaggio fatto con i fratelli dalla Sicilia fino all’Isola di Malta e lo sbarco su un luogo surreale, l’Isola della Pietra Pomice.
E nonostante l’isola non esista, il luogo dove i bambini fanno il bagno esiste davvero: è una delle spiagge di Lipari, la “Spiaggia Bianca”, con sabbia bianca e impalpabile, creata dalla pietra pomice che cade in abbondanza sulla sabbia e sul mare, formando figure incredibili e suggestive.
Un luogo particolare, un ecosistema perfetto o, forse, solo una magica, generosa illusione. Improvvisamente ci si trova immersi in un’atmosfera avvolgente che ignora le mezze misure, perché tutto qui è assoluto, portato al massimo senza limiti e moderazione.
Come la bassa marea che si infrange sui ciottoli pazienti. E gli elementi: terra, fuoco, acqua e aria si intrecciano fortemente nelle menti degli abitanti. Proprio gli elementi decidono le sorti felici o tristi di questo lembo di terra sospeso, in un tempo senza tempo dove i passi lenti, il rumore del mare, la forza del vento diventano un tutt’uno. L’isola te la porti dentro, ovunque vai e ti manca potentemente quando ne sei distante ma in egual modo vorresti fuggire da lei, dalla sua forza e dalla sua incostanza. L’isola è un luogo magico in eterno contrasto tra la voglia di naufragare e quella di restare, non isolata, lontana e dimenticata.
Vivere in un’isola vuol dire vedere i propri spazi ridimensionati. Il distanziamento dalla terra ferma si misura con gli occhi ed è sempre occupato dai gabbiani. Quando si vive su un’isola si cammina molto, gli incontri seguono le stagionalità, la propria capacità di osservazione porta ad annotare dentro di noi quello che di strano si incontra passando per un vicolo in un lento giorno qualunque.
Immagine presente, che ricorda un passato tangibile, fatto di memorie attive e dinamiche in continuo cambiamento, ma che si legano inesorabilmente proprio a lei. A quel sogno remoto, che prende le sembianze, i profumi e le tradizioni di Lipari.
Isola, terra di fuoco e di salsedine come la salsedine brucia dentro. La ami, la odi, come un amore che non puoi dimenticare, come un luogo dove sai che essere felice è reale anche se può finire; un luogo dove ogni emozione e sensazione la vivi davvero, senza filtri, senza barriere, senza reti, l’isola è molto di più dell’idea che abbiamo di lei, l’isola è pietra paziente, un microcosmo tra cielo e mare. L’isola è inverno con le sue strade deserte e il mare in tempesta, bellezza pura e selvaggia, nascosta nei suoi vicoli e sentieri, nelle piazze in festa, nell’odore di pesce e nelle reti dei pescatori.
Isola. Fotografia costante dell’infinito.
[1] Tournier, Michel, 1972 “Vendredi ou les limbes du Pacifique”, Gallimard, Paris.
[1] Film del 1984 diretto dai fratelli Taviani.
©Cecilia Mangini,1952
di Giacomo Gandola
Il viaggio nelle Eolie, accompagnati da Giacomo Gandola, ci ha portato anche alla scoperta di altre isole, immergiti qui: Stromboli, Alicudi, Vulcano, Filicudi, Panarea e Salina.
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