Álvaro Siza e Roberto Collovà, due maestri che generarono la piazza laica e la piazza sacra
Salemi è un comune in provincia di Trapani, al centro della Valle del Belice in Sicilia. Questo paese fu gravemente danneggiato dal terremoto avvenuto nel 1969, assieme a Gibellina, simbolo della tragedia. Molte furono le proposte per la riqualificazione. Infatti, al progetto della rinascita della città, denominata successivamente Gibellina Nuova, parteciparono i più grandi architetti e artisti del mondo. Inoltre, tra Salemi e Gibellina Nuova sorge, in una terra di mezzo, il Grande Cretto: una delle più grandi opere d’arte al mondo.
Ma, come anticipato, Gibellina non fu l’unico centro d’interesse della ricostruzione della Valle del Belice. Nella città di Salemi fu realizzato uno degli interventi di ricostruzione e conservazione nel territorio siciliano più suggestivi.
Il progetto di recupero prese in considerazione la Chiesa Madre di Salemi (1615-1761) e tutto il centro storico, che furono colpiti e danneggiati gravemente. Della chiesa rimasero solo parte della cupola, alcune colonne della navata centrale e quella trasversale.
Il desiderio di recupero e ricostruzione del luogo religioso, della piazza dietro la chiesa e del centro storico, trovarono come salvatori l’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira e l’architetto siciliano Alberto Collovà. Lo stesso obiettivo di entrambi era il recupero della memoria del territorio e integrare la loro idea progettuale con le rovine, il contesto storico e gli spazi vuoti che inevitabilmente si erano creati durante il sisma.
Il progetto intendeva così riprendere e valorizzare gli elementi della chiesa rimasti, sia come simbolo della memoria distrutta, sia come elementi che scandiscono uno spazio comune esterno a cielo aperto: ovvero una piazza dentro la piazza esistente.
L’edificio così assunse due ruoli e due significati: quello di chiesa, luogo della memoria e sacro, insieme a quello di uno spazio laico e civico di piazza. Oggi sono due piazze che si compenetrano e si generano a vicenda.
Avvenne una trasformazione e inversione di ruoli tra la chiesa originale e la piazza, pur mantenendo il loro ruolo e carattere: la chiesa, ovvero la piazza sacra, si apre verso la piazza laica che riprende l’orientamento del vecchio colonnato della chiesa, proiettando gli elementi architettonici originali verso l’esterno.
La chiesa, malgrado il processo di apertura e trasformazione in spazio scoperto, aperto e laico, mantiene la sua sacralità e la sua suggestione, rimanendo sempre riconoscibile grazie al basamento rialzato che traccia il perimetro originale della chiesa, sul quale si erge ed è circoscritta la piazza sacra.
Attraversando la piazza si può percepire la sensazione di trovarsi in uno spazio pubblico condiviso, che viene vissuto in maniera attiva dalla cittadina di Salemi, in cui si può respirare il fascino di un’architettura spoglia e suggestiva, densa di semplicità.
Giulia Nari