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leggenda di colapesce, il giovane che sorregge la sicilia

La leggenda di Colapesce: il giovane che sorregge l’intera Sicilia

Le leggende che narrano la nascita della Sicilia sono davvero numerose e mostrano quanto l’Isola sia il frutto della fusione di culture, tradizioni, miti e mitologia mediterranea. Torniamo quindi a parlarne, raccontando, nello specifico, il coraggio di un giovane amante del mare che, ancora oggi, sorregge sulle sue spalle una delle tre punte siciliane. 

Una passione che brucia

Il protagonista di questa storia è Nicola, un giovane messinese soprannominato Colapesce per il suo amore smisurato per il mare:

 

♪ ♫ La genti lu chiamava Colapisci (La gente lo chiamava Colapesce)

pirchì stava ‘nto mari comu ‘npisci (perché stava in mare come un pesce)

dunni vinia non lu sapìa nissunu (da dove venisse non lo sapeva nessuno)

fors’ era figghiu di lu Diu Nittunu (forse era figlio di Nettuno). ♪ ♫

 

La sua notevole dote per il nuoto lo portava a trascorrere le giornate ad esplorare le meraviglie del fondale marino, alla continua ricerca di tesori da portare sulla terraferma

Questa sua capacità si diffuse ben presto in tutta l’isola, fino ad arrivare al re Federico II di Svevia (altre versioni della leggenda ritengono invece che si trattasse o di Ruggero II o di Carlo V), che lo chiamò a palazzo con l’obiettivo di mettere alla prova questa dote. 

Il re gettò in mare numerosi oggetti, tra cui una coppa, una corona e un anello. Colapesce riuscì a recuperare tutti e tre gli elementi, ma, nel tentativo di prendere l’anello, si accorse di un problema nei fondamenti della Sicilia: uno dei tre pilastri che sorreggeva l’Isola stava iniziando a sgretolarsi. Il giovane quindi prese una decisione molto coraggiosa, scegliendo di sostituirsi alla colonna

 

La leggenda narra che Colapesce si trovi ancora nei fondali e che i tremori della terra nella zona tra Catania e Messina siano dovuti ai suoi movimenti per cambiare la spalla che mantiene in piedi l’intera Sicilia

 

♪ ♫ Maestà ccà sugnu ccà. (Maestà sono qui)

‘nta lu funnu di lu mari (sul fondo del mare)

ca non pozzu cchiù turnari (ma non posso più tornare)

vui priati la Madonna (voi pregate la Madonna)

ca riggissi stà culonna (che io possa sorreggere questa colonna)

ca sinnò si spezzerà (che altrimenti si spezzerà)

e la Sicilia sparirà (e la Sicilia sparirà). ♪ ♫

 

Altre versioni della storia

Come ogni leggenda che si rispetti, anche quella di Colapesce ha delle versioni differenti. In alcune, come detto prima, cambia il re che richiamò il giovane a palazzo. In altre, invece, cambiano gli oggetti da recuperare in mare. In altre ancora, cambia il finale: in una delle versioni si narra che Colapesce, cercando di recuperare la corona, vide che la colonna situata tra Catania e Messina stava andando a fuoco

Tornò a galla per raccontarlo al re Ruggero II, che però non gli credette. Per dimostrare la veridicità di quanto visto, allora, il messinese si propose di tornare in fondo al mare con un pezzo di legno. Se il pezzo di legno fosse tornato a galla bruciato, avrebbe dimostrato la presenza del fuoco. Questo però avrebbe portato Colapesce a restare tra le fiamme dell’incendio.

Così avvenne: il legno tornò a galla mentre il ragazzo rimase in mezzo al fuoco a sorreggere la sua bellissima isola. 

Colapesce come ispirazione

La leggenda di Colapesce è stata d’ispirazione per tantissimi settori culturali, dalla musica alla pittura. Alcuni esempi sono la canzone di Otello Profazio del 1966, che racconta proprio le avventure del giovane messinese, e l’opera pittorica di Renato Guttuso, “La leggenda di Colapesce” del 1985.

Le narrazioni sulla Sicilia e sulla sua nascita sono molto numerose e raccontano quanto sia importante tramandare le tradizioni che arrivano da lontano. La leggenda di Colapesce è una di quelle che unisce la passione per il mare alla storia della nascita dell’isola e, ancora, al coraggio di chi l’ha costruita.

 

di Beatrice Saura

Immagine in apertura di ‘Il fatto di Catania’

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