Salina. Sulle labbra del cuore, oltre la marea
Custodi di venti, di leggende e fonti inesauribili di bellezza, le Eolie rimangono una realtà in evoluzione costante. Dimore di una natura incontaminata e di un modo di vivere che fa della contemplazione dei luoghi il suo elemento cardine. La seguente rubrica non ha nessun scopo esplicativo in senso stretto; si pone l’obiettivo di far viaggiare coloro che leggeranno non solo nello spazio, ma principalmente nell’anima di questi luoghi sospesi, tra mare e cielo.
Isola
Di te amore m’attrista,
mia terra, se oscuri profumi
perde la sera d’aranci,
o d’oleandri, sereno,
cammina con rose il torrente
che quasi n’è tocca la foce.
Ma se torno a tue rive
e dolce voce al canto
chiama da strada timorosa
non so se infanzia o amore,
ansia d’altri cieli mi volge,
e mi nascondo nelle perdute cose.
Salvatore Quasimodo, Oboe sommerso, Edizioni di Circoli, Genova, 1932 (in Tutte le poesie, Oscar Mondadori Editore, 1995)
Perdersi tra le parole di Quasimodo. O Semplicemente in un momento o luogo specifico. La penultima tappa di questo viaggio iniziato insieme, così, quasi per caso, ci accompagna ancora una volta tra tradizioni, amore e paesaggi infiniti.
Sulle rive di un posto poco conosciuto ai più, così dannatamente immutato nel tempo, da risultare unico nel suo genere.
Quasi come quel ricordo sbiadito, che nonostante non sia più vivido, conserva la sua essenza e bellezza.
Salina ricorda quell’isola perduta, quel Continente scomparso: la natura primordiale e incontaminata, i buoi e le pecore che pascolano con lo sfondo del mare, il vulcano spento, le distese di vigneti e di capperi che si perdono a vista d’occhio, le chiese in mezzo alla campagna, la strada angusta e stretta, le casette bianche con le colonne e l’incannucciato e i grappoli di pomodori appesi ai muri, le palme che si stagliano verso il cielo e le Moto Api che trasportano di tutto.
Il nome deriva da uno stagno costiero che, un tempo, era utilizzato appunto come “salina”.
“Prova a camminare sulla riva fino alla baia, guardando intorno a te”. Così rispondeva Pablo Neruda a Mario Ruoppolo, il Postino che voleva imparare dal poeta cileno l’arte di scrivere versi d’amore; sospiri e tremiti tramutati in parole e frasi, per conquistare il cuore di una donna. Lettere in cambio di poesia, questo il commovente baratto suggerito al genio cinematografico di Massimo Troisi dal romanzo di Antonio Skàrmeta, “Ardente Paciencia”. Versi languidi e sensuali, a volte audaci, sussurrati in riva alla spiaggia, affidati alle onde placide che battono sulla costa di Pollara, angolo incantato dell’isola di Salina. La più schiva delle isole Eolie, ma anche la più sensuale: i greci la chiamavano Didyme, dal greco gemelli, per via del doppio profilo all’orizzonte dei suoi due vulcani gemelli, che ricordano le forme piene di un seno femminile. Una Mater Terra fertile e accogliente; un’isola verde, ricca d’acqua dolce e di foreste, castagni, pioppi ed altre specie dal profumo mediterraneo.
Perdersi. Nel tramonto di Pollara, piccolissimo abitato di case di pietra nella roccia, dove il rosso del cielo si incontra in lontananza con Alicudi e Filicudi.
Sentire l’infinito, parlare dell’odore del mare, dei fiori d’arancio, del gelsomino, delle ginestre, dei capperi, dell’uva, delle olive, dei colori.
E poi prendere quella nave, che ogni giorno porta tutti via. Nostalgia e Distacco, Paura e Meraviglia, una felicità malinconica, che fa vivere la vita e pensarne ad un’altra. Come se all’anima mancasse qualcosa, quell’essenza, che viene direttamente da quella terra lontana che tutti accoglie e nessuno lascia andare via.
E il pensiero non può fare altro che ritornare a Lei.
Sulle labbra del cuore, oltre la marea, in direzione Salina.
di Giacomo Gandola
Il viaggio nelle Eolie, accompagnati da Giacomo Gandola, ci ha portato anche alla scoperta di altre isole, immergiti qui: Stromboli, Alicudi, Vulcano, Filicudi, Panarea e infine a Lipari.
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