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Il Baglio di Stefano a Gibellina, dal recupero al restauro di un edificio della tradizione

Gibellina negli anni è stata una delle città più scosse dal punto di vista architettonico, soprattutto per il suo completo rifacimento, dopo il terremoto del 1968 che rase al suolo la città. Alcuni edifici però rimasero in piedi, aspettando solo di essere ristrutturati e considerati per un nuovo scopo. Il baglio di Stefano a Gibellina è un esempio di trasformazione e riuso dell’architettura tipica siciliana.

La storia Baglio

Il Baglio di Stefano, in origine una masseria, è una struttura architettonica tipica del paesaggio agricolo di Trapani. Definita da un insieme di edifici dominato dalla casa padronale fu collocata tra due corti. Quando perse la destinazione d’uso originaria, il baglio cadde nell’abbandono e il suo stato peggiorò a seguito del terremoto del ’68.

Con l’inizio degli anni ’80, il comune di Gibellina, all’epoca guidato dal Sindaco Ludovico Corrao, lo acquistò per occuparsi del restauro e trasformarlo nella Sede della Fondazione di Alta Cultura Orestiadi, promotrice di numerosi e importanti eventi culturali e laboratori artistici. 

Malgrado la gran parte del complesso sia stato danneggiato e in seguito ristrutturato, ancora oggi molti elementi originali permangono, come ad esempio l’arredo in pietra della fontana oppure dei sedili.

Gli architetti restaurarono le strutture originarie e ricostruirono le parti mancanti. Le aggiunte nuove sono facilmente individuabili grazie al ricorso di differenti materiali e sistemi costruttivi.

La destinazione d’uso del Baglio cambiò da masseria a edificio pubblico, adibito ad attività culturali, che porta i progettisti ad aprire il lato sud-est della corte principale verso la campagna e trasformarla in uno spazio espositivo all’aperto per svolgere attività culturali come il festival delle Orestiadi. La manifestazione internazionale che ogni anno ospita eventi musicali, teatrali e arti visive. 

Nella parte centrale esterna del Baglio è collocata la grande scultura di Mimmo Paladino, chiamata “La Montagna di Sale”, un cumulo di cemento, pietrisco e vetroresina su cui sono posti trenta cavalli di legno, opere molto ricorrenti nelle opere di Paladino, disposti in posizioni diverse. L’opera nasce nel 1990 come scenografia de La Sposa di Messina di Friedrich Schiller, messa in scena a Gibellina in occasione delle Oriestiadi del ‘90. 

La nascita del Museo

Nel ’96 il Museo delle Trame del Mediterraneo venne ospitato nella casa padronale del Baglio, dove vennero esposti diversi costumi, oggetti di arte, gioielli, tessuti, ceramiche e piccoli utensili di popoli e culture dell’area del Mediterraneo. Il granaio fu restaurato per accogliere successivamente la collezione del museo d’arte contemporanea, si presenta come un vasto ambiente caratterizzato da archi in pietra che sorreggono la copertura lignea. In questo spazio sono esposte opere di artisti contemporanei quali Mario Schifano, Carla Accardi, Pietro Consagra e Richard Long.

Come arrivare al Baglio?

Il Baglio è sempre aperto al pubblico e offre diverse visite guidate adatte a tutte le età. Per arrivare al Museo, si può partire da Palermo a Trapani prendendo l’autostrada A29 direzione Mazara del Vallo uscendo poi verso Salemi/Gibellina. Se vi aggirate nei pressi del Baglio verso l’ora di cena c’è il punto ristoro di prodotti e vini tipici a km 0 della Tenuta Orestiadi. 

 

 

Giulia Nari

 

Foto in apertura di Luca Savettiere

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