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I DOLMEN DELLA SICILIA: GLI STUDI, LE CARATTERISTICHE E QUALI SONO

I dolmen della Sicilia antica sono testimonianze di grandissimo valore, seppur poco noti. Tutta la Sicilia preistorica presenta un patrimonio vastissimo, spesso inesplorato, che si potrebbe costituire come occasione per poter vivere a 360° questa bellissima terra.

In Sicilia, le zone archeologiche presentano una chiara stratificazione temporale che si ripercuote soprattutto sulle caratteristiche architettoniche, pittoriche e fittili. Da est a ovest dell’isola, infatti, è possibile ammirare ruderi legati al contesto funebre, come santuari e tombe. Tra questi ci sono i dolmen.

Dal bretone dol (tavola) e men (pietra), questi esempi di architettura megalitica, sono realizzati attraverso l’utilizzo di enormi blocchi di pietra posizionati in modo tale da delimitare uno spazio quadrangolare. Ciò è possibile sovrapponendo un lastrone orizzontale su due pietre messe per dritto.

Ma come visitare i luoghi archeologici della Sicilia? Per poter godere della bellezza di questi reperti sconosciuti ma ricchi di fascino, esiste una nuova formula che collega i trend turistici attuali con la passione per gli sport all’aria aperta: l’archeotrekking. Questa nuova modalità di fare escursionismo è funzionale alla riscoperta di siti e località poco conosciute, come i dolmen della Sicilia della prima età del bronzo. Consiste principalmente nella creazione di percorsi emozionali e culturali da fare a piedi lungo le antiche vie destinate alla transumanza e al commercio. Ciò si svolge con l’accompagnamento di una guida esperta di archeologia e in grado di far vivere agli appassionati un’esperienza immersiva unica.

Quindi, continuando con la lettura, avrai modo di poter avere tutte le informazioni necessarie su questi monumenti archeologici siciliani. In particolare, troverai informazioni circa:

  • gli studi e il problema delle origini dei dolmen della Sicilia
  • dove poterli visitare.

Gli studi sui dolmen della Sicilia

Pioniere degli studi sui dolmen della Sicilia è l’archeologo Salvatore Piccolo. Autore siciliano di diversi saggi di storia e archeologia, ha rilevato come negli ultimi anni l’isola abbia svelato la presenza di questi megaliti, sebbene di dimensioni ridotte rispetto ai più noti esempi atlantici (vedi Stonehenge).

Il suo saggio “Antiche pietre – La cultura dei dolmen nella preistoria della Sicilia sud-orientale”, nasce in seguito alla scoperta da parte dell’autore di resti ossei e di ceramica “castellucciana” presso il dolmen di Cava dei Servi, inaugurando una nuova fase nell’ambito di questi studi. L’opera, quindi, nasce dalla volontà di affrontare in maniera chiara uno dei temi più originali legati alla Sicilia, vale a dire la presenza di sepolture dolmeniche datate all’età del bronzo siciliano.

In particolare, l’impegno dell’archeologo nei confronti della questione dei dolmen della Sicilia, si concentra:

  • sulla definizione delle origini e delle caratteristiche di queste architetture, comparandole anche con presenze simili rilevate in Puglia, Sardegna e Malta, nonché noti esempi europei;
  • sulla descrizione dei dolmen siciliani, dopo averne individuati quattro nella Sicilia sud-orientale e due nella parte occidentale dell’isola.

Il problema delle origini dei dolmen siciliani

Per secoli, i dolmen della Sicilia e europei sono stati avvolti in un alone di mistero che ha dato luogo a interpretazioni spesso molto fantasiose. In realtà è opportuno chiarire come queste strutture megalitiche siano dei prodotti culturali frutto di abilità manuali legate alle prime forme architettoniche continentali.

Tra gli gli studiosi, di conseguenza, è nata spontanea la questione relativa all’origine del fenomeno dolmenico in tutto il bacino del Mediterraneo. Nel caso specifico della Sicilia, ulteriori difficoltà circa la definizione di una cronologia certa è generata dai diversi spietramenti che, nel secolo scorso, sono stati causati da lavori agricoli avvenuti proprio nella regione iblea.

Secondo Salvatore Piccolo, il fenomeno del megalitismo preistorico siciliano è da collocare in un arco cronologico che oscilla tra la fine del III la prima metà del II millennio a.C. Questa datazione è stata fissata grazie all’interpretazione e all’analisi dei diversi manufatti da lui ritrovati nei pressi dei dolmen.

Lo studioso, ha rilevato come tra le diverse influenze culturali che si sono alternate sull’isola nel periodo preistorico, ne spicchino due in particolare:

  • una europea proveniente da nord-ovest
  • l’altra mediterranea di matrice orientale.

Poiché si conoscono abbastanza bene i manufatti delle popolazioni indigene siciliane (Sicani, Siculi ed Elimi), automaticamente queste sono state estraniate dalle origini del fenomeno dolmenico siciliano. Quindi, è probabile che la nascita dei dolmen della Sicilia sia da attribuire ad altri popoli.

Questa teoria è confermata dal fatto che verso la fine del III millennio a. C. il versante occidentale dell’isola è stato interessato da un’ondata culturale che, dalla Sardegna, ha portato alla nascita di uno snodo mercatile a sud-ovest della Sicilia. Questo era finalizzato a regolare i traffici tra Trinacria, Sardegna, Spagna e Oriente. Tutto ciò, quindi, spiega la presenza di manufatti e fenomeni locali d’imitazione di alcuni aspetti culturali tipici dell’occidente europeo, come i dolmen.

I dolmen della Sicilia sud-orientale

Certamente una domanda che spesso ci si pone circa queste architetture e chi le ha ideate è come hanno fatto a costruire i dolmen. La caratteristica comune dei dolmen della Sicilia, ma anche di quasi tutte le strutture megalitiche dolmeniche, è l’utilizzo di blocchi o lastre di pietra colossali. Le architetture presentano una configurazione trilittica: un lastrone orizzontale sovrapposto a due pietroni messi per dritto.

Questa disposizione, quindi, consente di sfruttare elementi strutturali, quali una copertura e i sostegni che, incrociandosi, delimitano uno spazio ben definito. Inoltre l’equilibrio che si viene a creare, permette alla struttura di non collassare.

Ogni area geografica europea ha dovuto fare i conti anche con il reperimento dei materiali. Ciò si è ripercosso sulle dimensioni dei monumenti. Laddove la pietra era dura, questi presentano grandi dimensioni. In altri contesti dove la pietra è più malleabile, i dolmen presentano dimensioni più ridotte. Questo è proprio il caso della Sicilia e di tutte le regioni del Mediterraneo.

Qui, inoltre, la disposizione lungo le coste, ha fatto pensare ad una diffusione via mare del fenomeno, anche se poi si è espando anche nell’entroterra.

Monte Bubbonia

Situato su una collina a ovest di Gela, su un terrazzamento che costeggia il lato orientale dell’altura, il monumento megalitico qui presente è di forma rettangolare. Per la sua realizzazione sono stati utilizzati i materiali rocciosi lì presenti di origine calcarea. Il dolmen ha una camera di poco più di 2 metri e in base ai reperti rinvenuti, doveva essere un piccolo monumento funebre. L’orientamento dell’ingresso è verso nord-est e questo risulta essere uno dei tratti distintivi dei dolmen della Sicilia. L’architettura, inoltre, è associata a insediamenti preistorici della prima età del bronzo.

Agli inizi del Novecento, l’archeologo Paolo Orsi ha rinvenuto per primo la tomba durante una campagna di scavo nei pressi dell’antica città di Maktorion del VI secolo. All’interno della tomba, egli ha  ritrovato un piccolo boccale con tracce di pittura che lo hanno portato erroneamente a datare il dolmen al VII secolo a. C.

Un dato che non va trascurato è che nell’antichità, soprattutto tra le classi sociali meno abbienti, era consuetudine utilizzare oggetti precedentemente utilizzati. Quindi rinvenire reperti di epoche vicine ma diverse, non deve fuorviare ma deve essere interpretato ai fini di una migliore determinazione del fenomeno dolmenico siciliano.

Cava dei Servi

Questa sorge nella regione montuosa dei Monti Iblei, all’interno di una Riserva Naturale attraversata dal torrente Tellesimo, il cui corso ha dato vita a gole profonde e pareti a strabiombo. La sua conformazione geologica e collocazione hanno suscitato interessi sin dall’età del rame grazie all’estrazione della selce, facilmente commerciabile, poiché utile per la realizzazione di armi e strumenti.

Il monumento megalitico qui rinvenuto è di forma semi ellittica, formata da quattro piastre rettangolari infisse nel terreno, sulle quali sono poste altre tre lastre inclinate quanto basta per simulare una copertura a cupola. Nei pressi sono stati ritrovati numerosi resti ossei umani e frammenti di ceramiche del periodo Castellucciano che collocano il dolmen all’età del bronzo antico. Inoltre, questi confermerebbero la natura sepolcrale del manufatto e la presenza di un vero e proprio cimitero dolmenico le cui caratteristiche sono riscontrabili in altri esempi dell’area mediterranea.

Cava Lazzaro

Tratto iniziale della cosiddetta Cava Grande di Rosolini, questa è una delle cave presenti nell’area sud orientale della Sicilia, collocata tra i comuni di Modica e Rosolini.

Sul versante destro della cava, le pareti rocciose sono segnate da tombe di diverse tipologie, tutte di epoca castellucciana. Tra queste spicca la famosa Tomba del Principe, dal prospetto monumentale incavato nella roccia calcarea. Un po’ più a ovest, è presente un dolmen in evidente stato di degrado. Dai resti megalitici presenti lungo il pendio del colle, si evidenzia che invece delle lastre di pietra, sono stati utilizzati due grossi blocchi calcarei disposti in forma semicircolare.

Inoltre, il pavimento calcareo ha imposto ai costruttori l’utilizzo di megaliti a base ampia, i cui resti sono visibili solo per un quarto della loro altezza. Ciò che colpisce è la maestria dei costruttori. Per ovviare al dislivello del blocco sinistro, sono state inserite due zeppe funzionali a raddrizzare la struttura architettonica. La sagomatura delle pietre fa pensare alla sovrapposizione di una sequenza ordinata di lastre per formare una copertura a falsa cupola.

I restanti frammenti trovati nei pressi, fanno pensare ad una costruzione funeraria. Infatti, nonostante lo stato di abbandono, è stato possibile intravedere intorno ai due monoliti superstiti un recinto circolare di pietre riscontrabile in altri esempi dolmenici mediterranei e atlantici e che collocherebbero questa architettura tra fine del III e inizi del II millennio a. C.

Avola

A 20 km poco distante da Siracusa, è stata rilevata una struttura architettonica definita pseudo dolmen di Avola. Scoperta nel 1961 dall’insegnante siciliano Salvatore Ciancio, questa si presenta come una struttura trilitica, probabilmente nata sfruttando una cavità naturale.

Convinto di aver trovato un reperto dolmenico da tutelare, l’intera area è stata recintata ma tra gli studiosi si è aperto il dibattito circa la sua natura, in quanto non sono mai stati compiuti degli scavi funzionali alla suo studio. Sebbene alcuni studiosi hanno sostenuto la teoria del Cianci, altri non la condivisero.

Salvatore Piccolo, invece, è arrivato alla conclusione che si tratti, appunto, di uno pseudo dolmen , in parte frutto della natura e in parte prodotto dell’uomo. A sostegno della sua teoria, infatti ci sono le analisi compiute dal geologo Giuseppe Ansaldi. A partire da queste, l’archeologo siciliano è giunto alla conclusione che si tratti di un “impianto naturale che potrebbe essere stato adattato a sperimentare elaborazioni architettoniche”. Sicuramente si può sostenere che lo pseudo dolmen di Avola non sia altro che il tentativo di monumentalizzare un’opera che la natura ha creato.

La struttura è costituita da una tavola calcarea poggiata su due pilastri. Le varie fratture presenti sul lastrone e le enormi dimensioni, avrebbero imposto all’amministrazione comunale l’erezione di tre supporti di mattoni. Sulla superficie della lastra posta a parete, sono stati individuati dieci piccoli incavi poco profondi cha avrebbero fatto pensare a sepolture di bambini di epoca paleocristiana.

Inoltre, lungo il lastrone orientale corrono due solchi che si uniscono a formare un angolo retto. Le ipotesi circa il loro scopo sono state le più fantasiose e disparate, alla fine Piccolo è giunto alla conclusione che siano tacche funzionali all’estrazione di un blocco di calcare di circa un metro cubo.

I dolmen della Sicilia occidentale

In questa area della Trinacria, sono attestate solo due presenze dolmeniche:

  • a Mura Pregne, a est di Monte San Mauro, tra Termini Imerese e Sciara
  • a Sciacca, in contrada San Giorgio.

Il primo, è formato da quattro blocchi megalitici infissi nel terreno e da un lastrone come copertura. Ha una pianta rettangolare, confermata dalla presenza di due lastre che dovevano concludere il tetto.

Il secondo, invece, si trova a est del fondo di “Femmina Morta”. Scoperto nel 1930, le sue caratteristiche strutturali hanno portato subito a catalogarlo come dolmen. Nei pressi sono stati rinvenuti diversi frammenti di ceramica dell’età del bronzo antico, mentre su dei massi sono state rinvenute delle incisioni che farebbero ipotizzare alla presenza di un piccolo sacello o pozzetti di raccolta.

 

di Annapasqua Logrieco

 

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